Due lettere di Francesco Lanza a Giuseppe Prezzolini
di Franco Sgroi
Tra gli innumerevoli corrispondenti di Giuseppe
Prezzolini l'omonimo e benemerito Archivio di Lugano conserva due lettere di
Francesco Lanza, uno scrittore siciliano, nato a Valguarnera, in
provincia di Enna, nel 1897 e morto a 36 anni. Debbo alla cortese disponibilità
della dott. Diana Rüesch aver potuto avere conoscenza di dette lettere, datate
rispettivamente 17 settembre 1923 e 30 novembre 1923, entrambe provenienti da
Valguarnera. Purtroppo, per quante ricerche abbia compiuto, non sono riuscito a
rintracciare le eventuali risposte prezzoliniane, che sarebbero state
certamente di grande interesse. Di non trascurabile interesse sono, comunque,
quelle lanziane, intanto, come specchio di costume e di un'epoca, e,
soprattutto, relativamente, alla vita e alle opere di Francesco Lanza, il
quale, allorquando si rivolge per la prima volta per iscritto a Prezzolini, è
un giovane esordiente che manifesta le sue speranze e le sue aspirazioni a colui
che considera, e giustamente, un maestro e un nume tutelare delle lettere
italiane. Dalla prima lettera si evince che il Lanza aveva incontrato
Prezzolini a Roma pochi mesi prima, probabilmente nella sede della Società
editrice 'La Voce' o, più facilmente, presso il 'Foreign Press Service', del
quale il Prezzolini fu per lunghi anni corrispondente U.S.A. Ciò risulterebbe
evidente dai saluti che il Lanza rivolge nella lettera ai collaboratori di
Prezzolini, Rendi e Nicoletti. E' da dire che Lanza non era sconosciuto a
Prezzolini. Aveva pubblicato nel corso del 1923 sulle pagine de "La Fiera
Letteraria" e su altri giornali alcune delle Storie di Nino Scardino che
erano piaciute assai ad Emilio Cecchi e ad Ardengo Soffici e fu certamente su
loro presentazione che il Lanza si rivolse a Prezzolini. E Prezzolini
apprezzò il lavoro già fatto e lo incoraggiò a proseguire. Lanza si affretta,
allora, a mettere al corrente Prezzolini dei suoi propositi: stabilirsi in una
sua campagna di Valguarnera, sia per ragione di salute - i postumi della
"spagnola" contratta in guerra - sia per dedicarsi, anima e corpo,
alla letteratura. Riferisce che si dedica a raccogliere "dalla viva voce
del popolo" altre storielle siciliane da riunire in volume. Pensa di
scrivere vite di santi ed una storia dei Paladini, così come viene tramandata
in Sicilia per via orale. Preannunzia una sua venula nella capitale per
"piazzare" una sua commedia, ma non ne dà il titolo. In realtà, un
suo atto unico Corpus Domini fu messo in scena a Roma nel 1927 dal
Teatro degli Indipendenti di A. G. Bragaglia con il titolo mutato, per motivi
di censura, in Giorno di Festa. La rimanente produzione teatrale, solo
di recente, è stata resa pubblica e qualcuna, come Il Vendicatore rappresentata.
Inoltre, mette a parte Prezzolini dei tentativi, non riusciti, di pubblicare le
sue Poesie immaginarie su riviste o nelle edizioni della
"Voce", nonostante l'interessamento del Prof. Giuseppe Lombardo
Radice. Le poesie, con il titolo Poesie di gioventù, 1919-192I videro la
luce a Roma, presso l'editore Berlutti nel 1926, ma successivamente lo stesso
Autore le considerò peccati giovanili e le disconobbe. Infine, esprime il
desiderio di collaborare a "Il Giornale di Sicilia" di Palermo, ove
incontra delle difficoltà per l'ostracismo, che viene praticato nei confronti
dei giovani, e chiede l'intercessione di Prezzolini presso il
proprietario-direttore Girolamo Ardizzone o presso Benedetto Migliore,
responsabile della terza pagina. Per inciso, del Migliore rimangono alcuni saggi
critici, Bilanci e sbilanci del dopoguerra letterario e Il problema
dello spirito nuovo, entrambi stampati a Palermo nel 1929. Con la seconda
lettera Lanza comunica a Prezzolini che le storie siciliane, che ora chiama
"Mimi", sono un'ottantina e potrebbero formare "un
librettino" da pubblicare, ma con quale editore? Fa i nomi di Vallecchi,
Gobetti, Campitelli e, a questo proposito, chiede consiglio a Prezzolini.
Intanto, le Storie di Nino Scardino
sono diventate Mimi siciliani su suggerimento di Ardengo Soffici,
che ha visto in quegli aneddoti, moralità e parabole di villani l'estro e la
spontaneità dei Mimiambi di Eroda e, sotto il nuovo titolo, hanno incontrato il
favore del pubblico e sono tuttora apprezzati dalla critica. I Mimi furono
pubblicali nel 1928 dalla editrice Alpes di Milano, non sappiamo se su
sollecitazione di Prezzolini.
Il Lanza informa, infine, Prezzolini -
nella lettera del 30 novembre 1923 - che l' “Almanacco per il popolo
siciliano”, promosso dal Lombardo Radice, sotto l'egida dell'Associazione
nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d'Italia, e che aveva per fine
quello di educare e migliorare le condizioni delle popolazioni svantaggiate del
Sud, è in corso di stampa e, difatti, vide la luce nell'anno seguente. Esso fu
compilato dal Lanza e illustrato da Soffici e costituisce, mese per mese, una
sorta di guida del contadino e del pastore con l'indicazione dei lavori da
compiere, dei santi e delle ricorrenze da rispettare, dei personaggi e degli
eventi memorabili da non trascurare, delle leggende e favole da tramandare ed è
certamente l'opera più caduca dello scrittore di Valguarnera per il
paternalismo ed il pedagogismo che la inficia e che non risulta più al passo
con il nostro tempo.
Prezzolini nella seconda edizione
della sua Cultura italiana, a proposito di riviste regionali, cita
l'"Almanacco" lanziano - se ne prevedeva una periodicità annuale -
come la realizzazione di "un buono scrittore regionalista". E' da
pensare che la rassegna prezzoliniana sia andata in stampa quando ancora i Mimi
non avevano visto la luce.
(Cartevive. Bollettino dell’Archivio Prezzolino e degli Archivi di
Cultura Contemporanea della Biblioteca cantonale di Lugano, anno VI, n°2,
settembre 1995)
[Le due lettere (fino ad oggi inedite) sono pubblicate nell’omonima rubrica
di questo sito, ndr]